Spazioprever lezioni in rete - I.I.S. "A. Prever" Pinerolo

 

Eugenio Montale (1896-1981)

 

Non chiederci la parola

(p.423)

È forse la poesia più famosa di Ossi di seppia. Essa esprime l’impossibilità per l’uomo di lettere, per il poeta, di dare dei valori forti e duraturi ai suoi lettori. Nel Novecento, egli non sa più che cosa sia e voglia dalla vita l’uomo, sa invece che cosa non è e che cosa non vuole, simbolo della perdita di tutte le verità assolute che avevano contraddistinto le età storiche passate (e anche il fascismo, che ha valori forti e chiari in mente).

Tu, lettore, non chiedere a noi autori la parola definitiva, che permetta di comprendere da ogni lato il nostro animo senza forma e lo spieghi a lettere di fuoco, ben visibili, e lo faccia risplendere come il fiore di zafferano (croco), fiore giallissimo, in mezzo ad un prato grigiastro e polveroso.

Che bello, l’uomo che cammina sicuro sulla sua strada, amico di se stesso e dei suoi compagni di vita, che non bada al fatto che la sua ombra (vedere Il fu Mattia Pascal di Pirandello) sia stampata dal caldo sopra un muro sbrecciato e senza calce (correlativo oggettivo dell’esistenza).

Tu, lettore, non chiederci la formula che ti apra il mondo, magari solo qualche sillaba, storta, inutile, come un ramo secco. Solo codesta cosa (notare codesta: è un dimostrativo che colloca la parola a metà strada tra il lettore e la verità della vita) possiamo dirti, in questo momento storico: quello che l’uomo non è e quello che l’uomo non vuole (valori negativi al posto di valori positivi).

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