Andrea Sperelli
(da Il Piacere, 1889), pp.138-139 dell’Antologia
- Personaggio nobile, altezzoso, amante delle ricercatezze, maniaco del bello (archeologico, culturale) e delle donne inarrivabili o bellissime (vedi Elena Muti, sua prima amante romana)
- È un cultore della bellezza, fisica, spirituale e intellettuale.
- Si sente superiore ai borghesi, che odia per il loro materialismo.
- Ama la conoscenza, senza costrizione scolastica: il padre lo porta ovunque alla ricerca di opere d’arte da amare.
- È sensuale, cerca il rapporto intimo con ogni cosa bella; non ha limiti o freni morali nella ricerca del piacere estetico (è dunque un esteta, da qui il concetto di Estetismo, di cui D’Annunzio fu il massimo esponente italiano del primo Novecento).
- Ricorda Nietzsche, che teorizzava la necessità di un Superuomo, superiore ai lacci della morale comune, in grado di vivere secondo la sua sola e unica volontà (vedi la massima Habere non haberi a p. 139: possedere le cose e le persone, non esserne posseduto).
- Gli manca forza morale e forza di volontà: agisce solo per provare maggior piacere (don Giovanni).
- Gode del sofisma, del ragionamento fine a se stesso, fatto di belle parole, anche antiche o in disuso.
- Mente a se stesso, volendo confondere l’arte con la realtà della vita (il realismo borghese è la caratteristica che Andrea odia con tutto se stesso).
Totò Merumeni
(Da “Totò Merumeni”, poesia della raccolta “I colloqui”, 1911), pp. 170-171.
- Totò è punitore di se stesso (il suo nome riprende questo significato, preveniente da un antico participio greco): vive in una casa antiquata, fuori moda, con persone comunissime o problematiche (la madre è inferma, la prozia anzianissima, lo zio demente). Probabile il riferimento autobiografico dell’autore.
- È giovane (25 anni), è orgoglioso e solitario (al contrario di Andrea Sperelli), ha molto buon gusto in fatto di letteratura e scarsissima morale (come Andrea); è molto ironico (soprattutto su se stesso). Pur con qualche somiglianza, si contrappone in modo forte all’eroe di D’Annunzio.
- Faceva il giornalista, ma si è pentito di aver fatto uso di letteratura e si è ritirato nella villa di Aglié per riflettere sulla pochezza del mestiere letterario.
- Freddo di carattere, è buono: come diceva Nietzsche, è la persona creduta buona perché non ha artigli per difendersi o aggredire gli altri. Non è un superuomo.
- Dopo le sue letture gioca in giardino con un micio, una bertuccia e un corvo.
- Ha sognato belle donne, come Andrea; ora deve accontentarsi di possedere, di mattina presto, l’esatto contrario di Elena Muti, ovvero la cuoca diciottenne della sua villa.
- Il sofisma gli ha tolto la capacità di provare sentimenti, ha un’anima secca, si diletta di poesia per consolarsi.
- Totò cerca di capire la vita dello spirito che prima non comprendeva. Lavora in silenzio, senza cercare di imporsi al mondo. Studia e apprezza il suo Petrarca in disparte. Non ha destino: un giorno è nato, un giorno morirà. La vita lo ha vinto, dimostrandogli che l’arte è sempre inferiore ad essa